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Marzo 2, 2023 da Redazione

Malattie e patologie causate dalle fibre di amianto

Malattie provocate dall’esposizione lavorativa e ambientale all’amianto: Come si manifestano? Quali sono e qual è la sintomatologia da tenere sotto
controllo? Come richiedere assistenza?

I minerali di amianto, che siano serpentini o anfiboli, tendono a dividersi in fibre, che risultano essere estremamente pericolose per la salute umana, poiché venendo inalate tramite il normale atto respiratorio, queste stesse fibre finiscono col provocare processi sia di tipo infiammatorio che tumorale che, a differenza di quanto si potrebbe credere, non sono solo a carico dell’apparato respiratorio ma anche di altri organi.

Vediamo quindi nel dettaglio quali malattie risultano essere amianto correlate, come si presentano la sintomatologia e la prognosi, e quali “reti” esistono a supporto dei malati.

Malattie amianto

 
 

    Indice contenuti

  • Malattie causate dall’esposizione prolungata all’amianto
  • Malattie amianto correlate maligne e benigne
  • Malattie causate dall’amianto: effetti e sintomatologia
  • Malattie respiratorie, polmonari e neurologiche causate dall’asbesto
  • Statistiche e dati sulle persone affette da malattie asbesto correlate
  • Esiste un fondo assicurativo o un fondo monetario per la cura, l’assistenza e la tutela? Esistono agevolazioni per i malati asbesto correlati? Se sì, come richiederle?
  • La possibile prevenzione dalle malattie amianto correlate e le sfide per la salute

 
 
 

Malattie causate dall’esposizione prolungata all’amianto

Tre sono le liste stilate dall’INAIL, l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, che ricomprendono tutte le malattie professionali correlate all’esposizione ad amianto.

Nella lista n°I ricorrono quelle ad elevata probabilità, vale a dire quelle considerate molto probabilmente causate dall’esposizione lavorativa all’asbesto.

Tra queste rientrano:

  • Asbestosi
  • Placche pleuriche e ispessimento pleurico
  • Mesotelioma che può essere della pleura, del pericardio o del peritoneo
  • Tumore della laringe
  • Tumore delle ovaie e del testicolo
  • Tumore del polmone(adenocarcinoma e microcitoma)

Alla lista II appartengono quelle malattie da amianto per le quali l’origine lavorativa è ritenuta abbastanza probabile.

E infine, nella lista III, quelle la cui origine professionale è solo possibile.

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Malattie amianto correlate maligne e benigne

Tra le malattie derivanti dall’esposizione all’amianto, alcune sono individuate come benigne.

Tra queste troviamo:

  • Versamento pleurico: trattasi di liquido anomalamente presente tra le due pleure che avvolgono e permettono al polmone di espandersi normalmente durante l’atto respiratorio
  • Placche pleuriche:sono lesioni fibrose a carico della pleura, imputabili all’azione irritativa dell’amianto
  • Ispessimento pleurico diffuso:è solitamente molto esteso e spesso diversi centimetri, ma fortunatamente raro

Tra le malattie maligne invece

  • Asbestosi chiamata anche fibrosi polmonare interstiziale. È provocata da un notevole accumulo di fibre di amianto negli alveoli, dove innanzitutto stimola l’attivazione del sistema immunitario con produzione di grandi quantità di tessuto fibroso in sede, favorisce l’insorgenza di tumori ed infine lega alcune sostanze tossiche e cancerogene presenti nell’ambiente
  • Tumore polmonare:il rischio di svilupparlo è influenzato da quanto ci si è esposti all’amianto, e tutte le varianti di questo materiale ne possono essere responsabili, anche se alcune varietà possono esserlo in misura inferiore. Per via di un effetto sinergico col fumo, un soggetto fumatore che si è esposto per molti
    anni all’asbesto ha un’altissima probabilità di sviluppare un cancro. Inoltre i soggetti già malati di asbestosi sono più inclini ad ammalarsi di tumore
  • Mesotelioma pleurico: sebbene sia estremamente raro, è con quasi totale certezza una malattia professionale dalla quale non hanno avuto scampo nemmeno le mogli dei lavoratori colpiti che probabilmente, assieme agli abiti a lavoro, portavano inconsapevolmente in casa anche le fibre di amianto che si diffondevano con facilità nell’ambiente domestico. È innegabile che l’incidenza di mesotelioma sia notevole in aree industriali o vicine a cantieri navali, quindi aree particolarmente inquinate
  • Mesotelioma peritoneale:è una forma di tumore che coinvolge il peritoneo, cioè la membrana che riveste l’intestino.

In generale le malattie maligne sono caratterizzate da lunghi periodi di latenza, alcune arrivano anche a quaranta o cinquant’anni, ma la loro prognosi è, sfortunatamente, quasi sempre infausta.

Malattie correlate all'esposizione ad amianto

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Malattie causate dall’amianto: effetti e sintomatologia

Approfondiamo adesso il discorso in merito ai sintomi delle patologie sopracitate.

Il versamento pleurico si rivela generalmente asintomatico, può provocare talvolta una leggera febbre, un dolore toracico o una lieve dispnea, ossia una respirazione faticosa.

Le placche pleuriche sono anch’esse asintomatiche e prive di ricadute sulla funzionalità respiratoria, a meno che non siano molteplici o di notevoli dimensioni.

L’ispessimento pleurico diffuso tende invece a causare alterazioni respiratorie.

L’asbestosi viene riconosciuta come malattia professionale a partire dagli anni ’30, con moltissimi casi ad oggi indennizzati.

Si caratterizza per un’iniziale localizzazione delle fibre nelle piccole vie aeree, dove creano le prime lesioni; segue un ispessimento diffuso e una fibrosi generalizzata a tutti i polmoni, che provoca compressione e retrazione dello stesso; il quadro clinico tende a peggiorare nel tempo, anche se l’esposizione viene interrotta precocemente.

I sintomi inziali includono tosse, talvolta con emissione di piccole quantità di sangue, e successivamente dispnea e cianosi, ovvero un colorito bluastro della cute e delle mucose.

La sopravvivenza è lunga se non sopraggiungono complicazioni come cancro del polmone, enfisema polmonare, cuore polmonare cronico e mesotelioma pleurico.

Non esiste una terapia specifica, e solitamente si trattano le complicazioni e le infezioni.

Ancor di più, dunque, è essenziale la prevenzione sui luoghi di lavoro.

Il tumore polmonare può insorgere quando infiammazione alveolari, reazioni autoimmuni e asbestosi evolvono.

In taluni casi l’asbestosi non insorge, dal momento che questa forma tumorale può presentarsi anche con esposizioni assai ridotte.

È bene sempre ricordare però che tendenzialmente il rischio e l’abbattimento dei tempi di latenza sono proporzionali all’intensità e alla  durata dell’esposizione.

Mesotelioma pleurico: la massa si diffonde molto estesamente lungo le pleure, con una caratteristica forma a gocce di cera, a cui la membrana risponde con un versamento pleurico.

L’evoluzione della malattia comprende prima una massa isolata, poi il coinvolgimento degli organi limitrofi e, successivamente, metastasi a distanza.

Tra i sintomi possiamo individuare iniziali versamenti pleurici inspiegabili, dolore toracico sordo e profondo, che in seguito diventa intenso e costante, e successivamente dispnea da sforzo, dimagrimento, malessere, facile affaticabilità, debolezza.

Attualmente non esiste terapia codificata, per cui la prevenzione risulta essenziale.

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Malattie respiratorie, polmonari e neurologiche causate dall’asbesto

La lista delle malattie  purtroppo non finisce qui, poichè come abbiamo anticipato le fibre di amianto potrebbero non causare solamente malattie di tipo respiratorio, ma anche:

Mesotelioma peritoneale, che coinvolge il peritoneo, ovvero quella membrana che avvolge gli organi addominali; si caratterizza per sintomi iniziali vaghi, come ascite (versamento nella cavità del peritoneo) e dolore addominale. Ovviamente quanto più precoce è l’inizio della terapia tanto migliore è la prognosi, anche perché l’approccio terapeutico dipende dallo stadio della malattia, dall’età e dallo stato di salute generale. La guarigione completa è, comunque, purtroppo molto rara.

Mesotelioma pericardico, o tumore del cuore: interessa la sierosa che avvolge il pericardio. I primi sintomi sono aspecifici, e ritardano spesso la tempestività della diagnosi, diminuendo purtroppo le possibilità di sopravvivenza.

Mesotelioma del testicolo: si verifica quando le fibre di asbesto, attraverso il sangue, giungono fino all’apparato genitale causando il mesotelioma della tunica vaginale del testicolo, che ne avvolge la superficie esterna; la latenza temporale tra l’ esposizione e la comparsa dei sintomi può essere addirittura di 50 anni; la prognosi è quasi sempre infausta.

Tumore della laringe, che colpisce soprattutto maschi adulti ultracinquantacinquenni, tumore alle ovaie e tumore al colon: anche in questi caso tra i fattori di rischio ricorre l’esposizione all’amianto.

Esistono, poi, una serie di tumori da amianto non riconosciuti (dall’INAIL), quali:

  • Tumore al cervello
  • Cancro alla colecisti
  • Neoplasia al pancreas
  • Tumore alla prostata
  • Cancro al rene
  • Neoplasia alla tiroide
  • Carcinoma alla vagina-vulva
  • Tumori emolinfopoietici
  • Cancro alla mammella
  • Cancro alla vescica

In più si aggiungono altre patologie degenerative non tumorali, come la miocardiopatia, il morbo di Alzheimer, la sclerosi laterale amiotrofica comunemente conosciuta come SLA, la fibromialgia e vari problemi di tipo cardiovascolare.

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Statistiche e dati sulle persone affette da malattie asbesto correlate

Fino al 2017, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, sono stati circa 231.000 i decessi annui verificatisi nel mondo per malattie asbesto correlate.

Nel nostro Paese, nei 6 anni che vanno dal 2010 al 2016, si contano:

  • 7.660 uomini e 2.947 donne deceduti per mesotelioma
  • 361 uomini e 44 donne per asbestosi
  • Circa 300 uomini dei 2.718 che sono morti ogni anno di cancro ai polmoni sono stati esposti ad amianto
  • Circa 2 donne delle 112 morte ogni anno per cancro ai polmoni sono state esposte alle fibre
  • Circa 96 decessi per tumore ovarico nel periodo considerato è attribuibile all’amianto

Statistiche e dati sulle persone affette da malattie asbesto correlate

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Esiste un fondo assicurativo o un fondo monetario per la cura, l’assistenza e la tutela? Esistono agevolazioni per i malati asbesto correlati? Se sì come richiederle?

Le 3 liste citate  vengono adoperate dall’Inail per stabilire l’origine della patologia e riconoscere la malattia professionale.

L’ Art. 13 del D. Lgs. 38/2000 prevede diverse tipologie di indennizzo Inail in base alla percentuale di invalidità riconosciuta al lavoratore causata dall’amianto:

  • Rendita mensile vitalizia: esente da tassazione, si ottiene nel caso in cui l’invalidità superi il 16%, con annessa periodica revisione
  • Indennizzo per danno biologico: qualora il danno biologico sia compreso tra il 6% e 15 %, si riconosce una somma, adeguabile in caso di aggravamento, ma solo una volta; vi sono ricompresi gli eventi  successivi al 2000, in quanto negli anni precedenti l’Inail erogava un vitalizio per inabilità permanente con grado compreso tra l’11% e il 100%
  • Benefici contributivi si dividono a loro volta in:
    Prepensionamento: i danni da asbesto prolungano l’anzianità contributiva del 50% del periodo di esposizione, oltre ad aumentare i ratei pensionistici. Il beneficio sussiste anche nel caso in cui non ci sia ancora diagnosi, a patto che l’esposizione sia durata più di 10 anni
    Pensionamento immediato:in questo caso però il lavoratore deve aver maturato un’anzianità contributiva di almeno 5 anni e la patologia deve essere stata riconosciuta da parte dell’INAIL come malattia professionale. In caso di decesso del lavoratore, vige la reversibilità delle prestazioni al coniuge superstite, ai figli e ad altri familiari
  • Fondo per le vittime dell’amianto: eroga d’ufficio una prestazione aggiuntiva, non soggetta a tassazione, ai titolari di rendita Inail (cioè con un’invalidità superiore al 16%); si tratta di un surplus mensile pari al 15% della rendita in godimento, ed è cumulabile con le altre prestazioni spettanti (anche a vantaggio di superstiti e familiari, in caso di decesso dell’interessato)

    Articolo correlato: Fondo vittime amianto

  • Una prestazione (stabilita con Circolare INAIL n. 25 del 27 settembre 2021) di importo fisso pari a 10.000€ corrisposta in un’unica soluzione, per i malati di mesotelioma, che abbiano contratto la patologia per esposizione familiare o nella lavorazione dell’amianto.

Nel settore pubblico, le previdenze previste per la malattia professionale vengono riconosciute attraverso la causa di servizio, e comprendono:

  • L’equo indennizzo se l’invalidità derivante è riconducibile ad una delle categorie previste dal DPR 834/1991
  • La retribuzione integrale dei periodi di malattia causati dall’infermità o dalla lesione riconosciuta
  • L’aumento dello scatto stipendiale per invalidità di servizio (per una sola volta), pari all’1,25% o al 2,50% a seconda della classificazione delle infermità
  • Il prepensionamento per i soggetti con invalidità rientrante in una delle prime 4 categorie previste dal DPR di cui sopra

Esiste poi uno status di vittima del dovere, riconosciuto esclusivamente agli appartenenti al comparto dell’ordine e della sicurezza pubblica, a patto però che dalle lesioni riportare siano direttamente scaturiti decesso o invalidità permanenti.

I benefici in questo caso comprendono:

  • Un’elargizione speciale a partire dal gennaio 2007, di € 2000 per ogni punto percentuale di invalidità sino al massimo di € 200.000. In caso di decesso, la somma viene erogata ai familiari superstiti
  • Uno speciale assegno vitalizio non reversibile, pari a € 1.033 mensili, per i soggetti che riportino un’ invalidità non inferiore al 25%, o ai familiari superstiti a decorrere dal 1 gennaio 2008, in aggiunta all’assegno vitalizio di € 258,23 mensili corrisposto dal 26 agosto 2004
  • La cancellazione dell’Irpef sulle pensioni dirette e indirette di natura privilegiata a decorrere dal 1 gennaio 2017

I lavoratori vittime di esposizione professionale ad asbesto e i loro familiari in caso di decesso, hanno poi sempre diritto al risarcimento integrale di tutti i danni subiti.

Qualora sia occorsa la morte del lavoratore, il diritto vale sia per i danni sofferti direttamente dalla vittima, sia per quelli occorsi agli eredi per la perdita del congiunto.

Sono inoltre oggetto di risarcimento:

  • Il danno biologico all’integrità psicofisica
  • Il danno morale per sofferenza fisica e psichica patita
  • Il danno esistenziale per il peggioramento delle qualità di vita
  • Il danno patrimoniale per le diminuite capacità di lavoro

Attenzione però che l’Inail corrisponde solo l’indennizzo di natura assistenziale, mentre tutte le altre somme dovute spettano al datore di lavoro, perciò sarà a lui che andrà rivolta la domanda.

Questo anche in caso di decesso, giacché familiari ed eredi, legittimi o testamentari che siano, hanno diritto al risarcimento dei danni differenziali subiti dalla vittima, ossia la differenza tra quanto erogato dall’Inail a titolo di indennizzo per danni di varia natura, compresi quelli morali ed esistenziali.

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La possibile prevenzione dalle malattie amianto correlate e le sfide per la salute

Sebbene il divieto di produzione e installazione di materiali contenenti amianto risalga, nel nostro Paese al 1992, e appena due anni dopo ne siano state vietate anche l’importazione e la vendita, ancora oggi proseguono le esposizioni alle fibre.

Avendo tempi di latenza che giungono come accennato anche a 40/50 anni, è più che plausibile che i più di 6mila decessi registrati nel 2020 non saranno gli ultimi e che altri se ne registreranno anche nei decenni a venire.

La sfida è quella della bonifica e cioè dell’incapsulamento, confinamento e smaltimento dell’amianto che, ricordiamolo, possono essere effettuati esclusivamente da ditte specializzate.

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    Aziende smaltimento amianto: come trovare una ditta qualificata

    Bonifica e smaltimento amianto: come trovare un’impresa specializzata

    L’amianto è un materiale che è stato ampiamente utilizzato nel campo dell’edilizia nei primi anni del ‘900; spesso associato al cemento, oltre a diventare molto resistente e quindi particolarmente indicato per le costruzioni, presentava innumerevoli vantaggi che hanno contribuito a favorirne la diffusione.

    Diversi studi nel tempo hanno però dimostrato la sua pericolosità ed in particolar modo si è visto come le polveri respirate siano responsabili di gravi danni alla salute (Approfondimento: Malattie amianto).

    Per tale ragione a partire dal 1992 ne è stato vietato l’utilizzo e ne è stata imposta la rimozione.

    Tuttavia, considerata proprio la pericolosità del materiale, è necessario che a rimuoverlo siano ditte specializzate ed autorizzate in grado di valutare le strutture, lo stato di degrado dei manufatti e di procedere poi coi lavori mettendo in sicurezza in primis gli operatori addetti allo smantellamento, ma anche il cantiere e tutta l’area circostante, nel rispetto delle norme per la salvaguardia della salute e dell’ambiente.

    Ditte specializzate smaltimento eternit

     
     

      Indice contenuti

    • Azienda qualificata per smaltimento amianto: come si riconosce?
    • Corso di formazione smaltimento amianto per tecnici qualificati
    • Esiste un esame per l’abilitazione a responsabile tecnico per rimozione amianto?
    • Che tipo di patentino o specifiche tecniche vengono rilasciate? C’è un esame da sostenere per l’abilitazione?
    • Esiste un albo per ditte e tecnici autorizzati? Si può consultare o richiedere in fase di analisi o preventivo?
    • Cosa si rischia e quali sanzioni ci sono per la mancata formazione?
    • Trovare le migliori aziende per smaltimento amianto

     
     
     

    Azienda qualificata per smaltimento amianto: come si riconosce?

    La scelta dell’azienda per la rimozione e lo smaltimento dell’amianto è molto importante.

    Maneggiare questo composto è difficile ed al contempo pericoloso per cui è bene affidarsi ad aziende abilitate che siano in possesso di specifici requisiti tecnico-professionali oltre che finanziari, così come stabilito dal Decreto Ministeriale 120/2014.

    Le ditte devono risultare iscritte all’Albo dei Gestori Ambientali e rientrare nella categoria 10A o 10B: nel primo caso si tratta di ditte che si occupano specificatamente di bonifica e smaltimento di amianto legato al cemento, mentre nella categoria B rientrano tutte le aziende che si occupano di materiale costituito da composti di amianto ed altre sostanze, utilizzato per la realizzazione di tubature o strati isolanti.

    Per poter riconoscere un’azienda qualificata ed in regola bisogna anche far riferimento alle figure professionali che sono coinvolte nella bonifica e nello smaltimento dell’amianto.

    Si tratta di personale specializzato in possesso di un attestato di frequenza ai corsi regionali previsti dal D.P.R. 8/8/1994.

    In un’azienda autorizzata devono essere presenti:

    • Un responsabile tecnico che deve avere un titolo di studio + esperienza almeno triennale nel settore
    • Un addetto alla gestione o coordinatore delle bonifiche con un ruolo direttivo-gestionale che deve aver frequentato un corso di 50 ore
    • Più addetti operativi alla bonifica per cui è necessario l’aver frequentato un corso della durata di 30 ore
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    Corso di formazione smaltimento amianto per tecnici qualificati

    Il corso per il tecnico responsabile della gestione dell’amianto ha l’obiettivo di designare una figura professionale con compiti di controllo e coordinamento di tutte quelle che sono le attività di manutenzione e rimozione dell’amianto.

    Il programma del corso prevede un’introduzione sulle norme vigenti, sulle generalità dell’amianto e sugli effetti dannosi per la salute.

    Nel programma sono inoltre previste lezioni sulla metodologia per gestire l’idonea documentazione e le procedure di intervento e persino prove in laboratorio per la ricerca di amianto e la valutazione dei rischi come da D.lgs. 81/2008.

    Il corso è tenuto da docenti con esperienza pluriennale in materia specifica e con i requisiti di docente formatore come da D.M. del 6 marzo 2013.

    Infine, è previsto un esame finale che può essere anche online con un test a domande chiuse e correzione automatica ma per il cui superamento è necessario rispondere correttamente almeno all’80% delle domande.

    Solamente al termine del corso ed al superamento dell’esame sarà rilasciato un attestato valido secondo le norme vigenti.

    Aziende per smantellamento amianto

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    Esiste un esame per l’abilitazione a responsabile tecnico per rimozione amianto?

    Il responsabile tecnico per la rimozione dell’amianto è una figura professionale il cui compito è quello di provvedere ad una corretta organizzazione della gestione dei rifiuti da parte dell’azienda; questo incarico può essere ricoperto sia dal titolare che da un dipendente o da un soggetto esterno.

    Per poter esercitare la funzione di responsabile tecnico è necessario essere in possesso dei requisiti minimi elencati nell’allegato A della delibera n. 6 del 2017, e viene inoltre richiesta esperienza almeno triennale nel settore.

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    Che tipo di patentino o specifiche tecniche vengono rilasciate? C’è un esame da sostenere per l’abilitazione?

    Al responsabile tecnico, come abbiamo anticipato, è richiesto un attestato di frequenza ad un corso formativo della durata di 58 ore finalizzato alla preparazione e all’abilitazione professionale, così come previsto dall’articolo 10 lettera H della legge n.257 del marzo 1992.

    Il corso prevede delle lezioni sul quadro normativo, sulle procedure operative, sulle campionature del cantiere di bonifica e sulle metodologie di intervento.

    Al termine del corso è previsto un esame finale per il cui superamento è necessario rispondere esattamente al 70% dei quesiti.

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    Esiste un albo per ditte e tecnici autorizzati? Si può consultare o richiedere in fase di analisi o preventivo?

    Le aziende per lo smaltimento dell’amianto, per essere autorizzate, devono risultare necessariamente iscritte alla categoria 10 dell’Albo dei Gestori Ambientali.

    Più nello specifico devono essere ripartite in due sottocategorie, A e B, a seconda del grado di pericolosità dei materiali contenenti amianto da trattare; ad ogni modo, la categoria 10 B comprende anche la categoria 10 A, pertanto le aziende appartenenti alla categoria 10 B possono intervenire anche sul materiale edile.

    Il responsabile tecnico autorizzato per svolgere la propria funzione deve essere iscritto alla categoria 10 A dell’Albo dei Gestori Ambientali, ma la circolare del 7 dicembre 2018 ha stabilito che il tecnico già autorizzato in categoria A può ottenere la nomina in categoria B solo dopo un corso di aggiornamento.

    In fase di analisi o preventivo è possibile consultare l’elenco delle ditte iscritte all’Albo; esiste infatti un servizio di consultazione web ad accesso libero che permette di visualizzare l’archivio dei soggetti iscritti e le informazioni essenziali inerenti all’allegato B paragrafo 1 della delibera di luglio 2014.

    Il servizio web ad accesso autenticato dà invece informazioni inerenti all’allegato B paragrafo 2 della stessa delibera.

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    Cosa si rischia e quali sanzioni ci sono per la mancata formazione?

    L’articolo 256 del D.lgs. 15/2006 al comma 1 sancisce che il tecnico responsabile non formato e pertanto non autorizzato e iscritto all’albo può incorrere in sanzioni penali e amministrative.

    È infatti previsto l’arresto da 6 mesi a 2 anni e l’ammenda da 2.600€ a 26.000€ in base alla pericolosità del materiale trattato.

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    Trovare le migliori aziende per smaltimento amianto

    Quando ci si trova nella condizione di rimuovere elementi contenenti amianto è necessario rivolgersi a ditte specializzate, perciò è sempre opportuno consultare una guida che offra tutte le informazioni utili sulle caratteristiche tecniche e professionali di un’azienda.

    Una ditta esperta procede con la valutazione ed identificazione delle superfici da rimuovere, si occupa dell’iter burocratico per la realizzazione e la messa in sicurezza del cantiere ed elabora un programma per lo smaltimento dell’amianto.

    Per poter individuare una ditta nella propria zona è possibile fare riferimento a noi di Costo Ristrutturazione Casa; grazie a noi è infatti possibile trovare le migliori aziende nelle vicinanze e chiedere loro informazioni dettagliate.

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      Smaltimento amianto Campania: trova l’azienda ideale in questa regione

      Imprese qualificate e specializzate nello smaltimento amianto in Campania: cosa valutare e come avere un preventivo da una ditta autorizzata

      Sono trascorsi 30 anni dalla Legge 257/1992, con la quale l’impiego dell’amianto è stato bandito, eppure in Italia questa fibra killer non è affatto sparita, e continua a minacciare la vita delle persone e l’integrità dell’ambiente.

      A pesare sono anche, o soprattutto, i ritardi legati agli obblighi di legge, e in particolare ai Piani Regionali Amianto, abbreviati in PRA, che sarebbero dovuti essere pubblicati entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge: ebbene, alcune Regioni sono ancora latitanti.

      In notevole ritardo sono anche il censimento, la mappatura, la bonifica dei siti contaminati e le doverose campagne di informazione e sensibilizzazione.

      Vediamo, a tal proposito, la situazione dello smaltimento dell’amianto in Campania.

      Smaltimento amianto Campania

       
       

        Indice contenuti

      • Bonifica amianto in Campania
      • Cosa dice la normativa regionale specifica
      • Dove si trova maggiormente concentrato l’amianto in regione
      • Come valutare un’azienda autorizzata

       
       
       

      Bonifica amianto in Campania

      Nel 2018 sono state censite in Campania 4.000 strutture che presentano amianto in qualche forma; di queste, 3 sono siti industriali, 85 sono edifici pubblici e 955 sono edifici privati.

      Sono oltre 3.000 le coperture in cemento amianto, per una estensione di circa 3 milioni di metri quadri, e se l’intero Paese è ancora in forte ritardo, in Campania le uniche informazioni riguardano 3 edifici pubblici bonificati e 82 non ancora bonificati: per il resto, i dati non risultano pervenuti.

      Nonostante la regione abbia approvato il Piano Regionale Amianto, previsto dalla legge 257/92, e abbia completato le attività di censimento e mappatura, la bonifica e lo smaltimento dell’amianto in Campania restano ancora un punto debole.

      La mancanza maggiore è quella degli impianti specifici, nemmeno previsti dal piano regionale sui rifiuti!

      Mariateresa Imparato, presidentessa di Legambiente Campania, ricorda come l’assenza di discariche nella Regione incida sia sui costi di smaltimento che sui tempi di rimozione, oltre ad incrementare la diffusa pratica dell’abbandono incontrollato dei rifiuti.

      Sottolinea inoltre come l’esportazione all’estero dell’amianto rimosso nel nostro Paese non sia più sostenibile, e caldeggia il ripristino a lungo termine del sistema di incentivi per la sostituzione di tetti in eternit con coperture fotovoltaiche, visti gli importanti risultati ottenuti in passato, ossia la bonifica di 100.000 metri quadri di coperture in amianto e oltre 11 MWp di impianti fotovoltaici installati e connessi alla rete a livello nazionale.

      La presidentessa Imparato lascia poi emergere un quadro complessivo abbastanza preoccupante anche a livello sanitario: in Italia sarebbero infatti 21.463 i casi di mesotelioma maligno tra il 1993 e il 2012.

      A livello regionale i territori più colpiti risultano:

      • Lombardia con 4.215 casi
      • Piemonte con 3.560
      • Liguria con 2.314
      • Emilia Romagna con 2.016
      • Veneto con 1.743
      • Toscana con 1.311
      • Sicilia con 1.141
      • Campania con 1.139
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      Cosa dice la normativa regionale specifica

      La Regione Campania ha, come abbiamo anticipato, il merito di aver stilato un piano regionale, in osservanza a quanto stabilito dalla legge nazionale, così come pure il merito di aver stanziato, nel 2018, i fondi per la bonifica dell’amianto in Campania anche se soltanto tre comuni ne hanno chiesto l’erogazione, di cui due nel casertano, Aversa e Sparanise, e Caposele, in Irpinia.

      Ad ogni modo, che i dati sino ad ora elencati siano sottostimati lo afferma non solo Legambiente Campania, ma anche alcuni dei titoli riportati dal giornale edito da ONA, Osservatorio Nazionale Amianto, che possiede una sede regionale anche in Campania e di cui riportiamo alcuni esempi:

      • Bonifica eternit necessaria: discarica abusiva a Montella – 17 Gennaio 2022
      • Malattia amianto, operaio morto: risarcimento milionario – 13 Gennaio 2022
      • Amianto tra i rifiuti: due discariche abusive a Caserta – 7 Gennaio 2022
      • Amianto in Campania: i comuni sottovalutano il rischio – 3 Gennaio 2019
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      Dove si trova maggiormente concentrato l’amianto in regione

      La città di Napoli è il territorio nel quale sussiste la concentrazione più elevata, in base alle segnalazioni pervenute all’ONA.

      Si evince infatti che nessuna zona della città si salvi, nemmeno quelle più agiate; arrivano infatti segnalazioni anche da via Posillipo, una delle vie più importanti del capoluogo.

      I manufatti maggiormente incriminati, inoltre, risultano essere:

      • Tetti sia di capannoni che di abitazioni civili
      • Canne fumarie
      • Depositi

      Ma ovviamente le segnalazioni giungono anche dalla provincia, come da Casoria, Calvizzano, Acerra, Castellamare di Stabia, San Gennaro Vesuviano,
      Ischia, Torre Annunziata, Pozzuoli, Afragola e molti altri, dove anche in questi casi vengono chiamati in causa capannoni, fabbriche, tettoie, tegole e coperture sia civili che industriali.

      Le segnalazioni relative alla presenza di amianto arrivano anche dal territorio di Caserta, come da Santa Maria Capua Vetere, Piedimonte Matese, Santa Maria a Vico, Castel Campagnano, Briano, Capodrise, Aversa.

      Elevate concentrazioni di questo materiale sono segnalate anche a Salerno e provincia, e ad Avellino.

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      Come valutare un’azienda autorizzata

      Per risanare un’area contaminata sono richiesti interventi mirati e tempestivi, in nome della salvaguardia della salute e dell’ambiente.

      La situazione va affrontata con la massima attenzione, affidandosi ad aziende specializzate nello smaltimento di materiali nocivi.

      Articolo correlato: Rifiuti speciali pericolosi

      Un team di professionisti altamente qualificati è l’ingrediente essenziale e imprescindibile perché solo così si potranno affrontare con successo tutte le attività di risanamento; se poi si tratta di aziende che effettuano bonifiche a 360° allora l’expertise sarà ancora maggiore.

      Esistono infatti sul territorio regionale realtà in grado di trattare terreni contaminati, corsi d’acqua inquinati o impianti industriali dismessi.

      In caso di depositi di amianto a matrice compatta l’azienda dovrà intervenire tramite incapsulamento, confinamento o rimozione del materiale, mentre per siti contaminati dalla presenza di amianto a matrice friabile bisogna che intervenga attraverso confinamento statico o dinamico dell’area da bonificare e successiva rimozione.

      Qualora si trattasse di bonificare terreni contaminati, l’azienda dovrà procedere con sopralluoghi, trivellazioni e carotaggi a diverse profondità.

      I campioni ottenuti andranno analizzati e classificati in modo da individuare le sostanze inquinanti e definire l’intervento di risanamento.

      Il terreno sarà così sottoposto ad un lavaggio o ad un trattamento chimico–meccanico in loco oppure presso impianti ad hoc, e successivamente smaltito.

      Per la bonifica di aree industriali dismesse, dopo la mappatura del sito e la valutazione dei rischi, l’azienda dovrà procedere con la demolizione degli impianti e la bonifica dell’area industriale.

      Il terreno opportunamente trattato in sito verrà riposizionato mentre scarti, liquami e altre scorie nocive verranno avviate al processo di smaltimento.

      Un ulteriore plus lo garantiscono quelle aziende che si occupano anche della bonifica di fiumi e laghi; in queste circostanze la celerità dell’intervento è fondamentale, onde evitare che la contaminazione danneggi irrimediabilmente l’ecosistema, raggiungendo il mare e le falde acquifere.

      L’area inquinata durante questa procedura viene delimitata da barriere per poi procedere all’aspirazione dei liquami contaminati che saranno poi successivamente trattati e smaltiti.

      Analisi amianto nelle acque in Campania

      La scelta quando si tratta di smaltimento dell’amianto in Campania deve insomma ricadere su realtà strutturate e ramificate, apprezzate e consolidate, che vantino servizi dagli elevati standard qualitativi e di sicurezza e che adoperino squadre di tecnici formati, istruiti ed equipaggiati per gestire qualunque tipo di situazione.

      È necessario che siano aziende in grado di occuparsi della bonifica in tutte le fasi esecutive con l’ausilio delle più moderne tecnologie e dei migliori dispositivi di protezione individuale; insomma, in poche parole è necessario che siano aziende di qualità così elevata da collaborare con noi!

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        Marzo 3, 2023 da Redazione

        Fondo vittime amianto: cos’è e chi ne ha diritto

        L’amianto miete ogni anno circa 4.000 vittime: ecco quali sono le tutele previste

        La storia della messa al bando dell’amianto è una storia che nel nostro Paese è profondamente legata alla sofferenza e alla morte di tutti coloro che ne hanno provato sulla pelle la tossicità.

        Il 1992 è stato l’anno nel quale lo Stato italiano ha promulgato la relativa normativa, la Legge 257, tramite la quale è stata messa al bando la produzione, la commercializzazione e l’utilizzo di questo materiale.

        Si è giunti a questa conclusione dopo numerose segnalazioni e soprattutto dopo la causa intentata da circa ottanta operai nel 1980 contro Eternit, l’azienda di riferimento in quel periodo, e INAIL per i danni, talvolta anche letali, causati da quel materiale.

        L’iter legale non si è però concluso nel 1992; a quella Legge ne sono seguite altre che regolamentano le attività di bonifica, così come quelle in materia di risarcimento per le vittime.

        È il caso del Fondo per le vittime dell’amianto, di cui ci occupiamo in questo approfondimento.

        Fondo vittime amianto

         
         

          Indice contenuti

        • Chi viene considerato una vittima dell’amianto
        • Cos’è il fondo per vittime di amianto dell’INAIL
        • Qualche statistica per le morti dovute all’amianto negli ultimi anni
        • Cos’è e come funziona il risarcimento per i familiari delle vittime e il risarcimento per chi si ammala di una malattia asbesto correlata

         
         
         

        Chi viene considerato una vittima dell’amianto

        Come recita il nome stesso, il Fondo è rivolto alle vittime dell’amianto, e secondo la legge rientrano in questa categoria tutti coloro che hanno contratto delle patologie asbesto-correlate da esposizione all’amianto.

        Rientrano tra i beneficiari delle prestazioni erogate dal Fondo anche gli eredi di coloro che, a causa di queste patologie, sono morti.

        La pericolosità dell’amianto risiede infatti nell’essere una sostanza che può colpire il polmone, la pleura o tutte e due.

        Tra le principali patologie legate all’amianto, come effetto dell’inalazione delle fibre, rientrano l’asbestosi, ovvero la malattia polmonare che si verifica per effetto dell’inalazione delle fibre di amianto, il carcinoma polmonare, la formazione di placche pleuriche, l’ispessimento della pleura, il versamento pleurico e il mesotelioma.

        Articolo correlato: Malattie amianto

        Tutte queste patologie sono responsabili di un elevato numero di morti, molti dei quali sono registrati dall’INAIL, ma altrettanti casi purtroppo spesso non rientrano nei dati ufficiali.

        A fare luce su questo fenomeno, soprattutto per i lavoratori che sono entrati in contatto con le fibre di amianto, è il cosiddetto libro delle morti bianche per amianto.

        Sono diverse le pubblicazioni e le ricerche che indagano le correlazioni tra decessi ed esposizione all’amianto denunciando una situazione ancora oggi particolarmente allarmante.

        Con la Legge 244 del 24 dicembre 2007 è stato istituito presso l’INAIL il Fondo per le Vittime dell’Amianto che prevede l’erogazione di aiuto per le vittime dell’esposizione all’amianto.

        Nel 2014, in via sperimentale per il triennio 2015-2017, è stata estesa la platea dei beneficiari comprendendo anche i malati di mesotelioma ed i lavoratori che sono stati impiegati nella lavorazione dell’amianto e che hanno quindi avuto un’esposizione comprovata a questo materiale.

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        Cos’è il fondo per vittime di amianto dell’INAIL

        Il Fondo è stato istituto con la Legge di stabilità del 2008 e prevede l’erogazione di un indennizzo economico ai titolari di rendite per malattie correlate all’esposizione all’amianto ed eventualmente in favore dei loro eredi titolari della relativa rendita.

        Il Fondo per le vittime di Amianto dell’INAIL in poche parole eroga una prestazione economica aggiuntiva alla rendita a tutti coloro che hanno contratto delle patologie asbesto correlate per l’esposizione all’amianto e alla fibra “fiberfrax”.

        Il regolamento del Fondo prevede che la sua gestione non sia a carico della finanza pubblica e la Legge di Bilancio 2021 (Legge 178/2020) ha resto stabili questi benefici.

        Per ulteriori informazioni comunque è possibile consultare la pagina INAIL dedicata all’esposizione non professionale all’amianto

        Risarcimento amianto per i familiari delle vittime

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        Qualche statistica per le morti dovute all’amianto negli ultimi anni

        La questione amianto è, a distanza di più di trent’anni, ancora un’urgenza.

        Sia perché la disciplina della bonifica è stata successiva alla messa al bando dell’asbesto, sia perché sono ancora tanti, tantissimi, i manufatti contenenti fibre di amianto che continuano a mietere vittime.

        Secondo i dati riportati dall’Istituto Superiore di Sanità il carico sanitario stimato nel nostro Paese è di circa 4.400 decessi all’anno; di questi, più di 1.500 sono causati dal mesotelioma maligno, più di 50 dall’asbestosi e poco meno di tremila da tumore polmonare.

        Tra i dati emerge come circa 500 decessi siano di soggetti con meno di 50 anni di età, presumibilmente bambini che sono cresciuti in zone contaminate o esposte indirettamente alle fibre di amianto, a conferma di come la capacità e la platea di potenziali vittime siano più elevate di quanto oggi si sospetti.

        Per avere dati ancora più precisi e aggiornati l’INAIL pubblica regolarmente dei volumi sulle prestazioni erogate dal Fondo Vittime Amianto e l’ultima edizione è quella di novembre 2022.

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        Cos’è e come funziona il risarcimento per i familiari delle vittime e il risarcimento per chi si ammala di una malattia asbesto correlata

        Coloro che hanno contratto una patologia per effetto all’esposizione all’amianto hanno quindi diritto per legge a un indennizzo da parte dell’INAIL, la cui rendita può essere una tantum o mensile: il primo caso si applica ai soggetti che hanno avuto una lesione biologica quantificabile tra il 6% e il 15%, mentre per le lesioni superiori al 16%, invece, la rendita è mensile.

        Per la quantificazione del danno si fa riferimento alle tabelle redatte dal Tribunale di Milano, che si basano sull’età della vittima e sul danno riconosciuto.

        Oltre all’indennizzo bisogna considerare il risarcimento danni, che può essere richiesto e ottenuto quando il danno subito è stato perpetrato contrariamente a quanto previsto dalla legge.

        In questi casi è ovviamente necessario dimostrare la condotta illecita e il relativo danno che è stato provocato; inoltre, per la liquidazione del danno subito, si devono considerare sia il danno biologico che quello morale.

        Nel primo caso si fa riferimento alla prognosi della malattia, mentre per il secondo bisogna considerare:

        • Lo sconvolgimento prodotto dalla malattia sia in chi si è ammalato sia nei suoi familiari
        • La necessità di doversi sottoporre a interventi chirurgici
        • Le limitazioni e i disagi nello svolgimento delle attività quotidiane
        • I cambiamenti alle prospettive professionali
        • Tutti i cambiamenti che la patologia asbesto correlata ha causato

        In caso di decesso, i familiari hanno diritto a ottenere un risarcimento dei danni totale.

        Per quantificare il danno subito e l’indennizzo di cui si ha diritto è necessaria un’assistenza legale qualificata che guidi la vittima ed i suoi familiari ,o i suoi eredi, nell’iter giudiziario necessario all’ottenimento delle tutele previste dalla legge.

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        Articolo 2: Smaltimento eternit costo

        Articolo 3: Perizia amianto

        Articolo 4: Esposizione amianto

        Articolo 5: Incapsulamento amianto

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          Marzo 3, 2023 da Redazione

          Perizia amianto: come si svolge una perizia per valutare la bonifica dell’amianto

          Prima di effettuare la bonifica la legge prevede un’analisi dettagliata delle condizioni del manufatto: ecco cosa c’è da sapere.

          La presenza dell’amianto negli edifici, nei quali si trova spesso come materiale utilizzato per la costruzione, può rappresentare un grave pericolo per la salute.

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          Per questo motivo in Italia l’utilizzo dell’amianto è bandito da trent’anni e negli anni successivi al divieto del suo utilizzo, che comprende anche un divieto di estrazione e di commercializzazione, si è reso necessario intervenire con la bonifica dei siti nei quali l’amianto è ancora presente.

          Per questo motivo prima della bonifica vera e propria è necessario predisporre la relativa perizia necessaria per comprendere se e come intervenire per mettere in sicurezza il sito.

          Scopriamo come si effettua una perizia per la valutazione della bonifica dell’amianto, cosa dice la legge a chi rivolgersi.

          Perizia amianto

           
           

            Indice contenuti

          • Cosa dice la normativa riguardo allo smaltimento dell’amianto, quando è obbligatorio smaltirlo e quando no
          • Cosa si intende con perizia per l’amianto, come viene eseguita e cosa viene valutato
          • A chi rivolgersi per l’analisi per verificare la presenza di amianto
          • Documenti che vengono consegnati dopo la perizia
          • A cosa servono i documenti che vengono poi consegnati
          • Per quali altre sostanze nocive può essere redatta la perizia

           
           
           

          Cosa dice la normativa riguardo allo smaltimento dell’amianto, quando è obbligatorio smaltirlo e quando no

          L’iter normativo che ha portato alla messa al bando dell’amianto è particolarmente articolato e inizia già nel 1986, quando il Ministero della Sanità emanò un’ordinanza che limitava l’utilizzo e la commercializzazione di una varietà di asbesto.

          Tuttavia la norma cardine che segnò uno spartiacque nella gestione di questo materiale fu la Legge 257 del 1992 che impose il divieto di utilizzo dell’amianto.

          All’articolo 1 di questa legge è infatti espresso chiaramente come sono vietate “l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto”, ma anche di prodotti contenenti questa pericolosa sostanza.

          Oltre al divieto, la Legge 257/1992 introdusse delle misure di sostegno per i lavoratori e le aziende coinvolte nella produzione dell’amianto e stabilì la bonifica dei siti pericolosi.

          Le linee guida operative furono stabilite dai decreti attuativi successivamente pubblicati, a partire dal Decreto Ministeriale del 06/09/1994 che definì i metodi da seguire per la rimozione dell’amianto, che sono:

          • Rimozione
          • Incapsulamento
          • Confinamento

          È questo decreto che indica gli elementi su cui effettuare la valutazione della bonifica dell’amianto durante la perizia, poiché la gestione dell’amianto e l’intervento da effettuare dipendono essenzialmente dalle condizioni del manufatto, che si possono distinguere in tre tipologie:

          • Materiali integri non sono suscettibili al danneggiamento come nel caso dell’amianto compatto o di quei manufatti non raggiungibili né dalle persone né dagli agenti atmosferici;
          • Materiali integri suscettibili al danneggiamento come quelli esposti a pioggia, vento e altri agenti atmosferici e quindi più inclini a decomposizione;
          • Materiali danneggiati che presentano schegge, rotture e segni di deterioramento generale.
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          Cosa si intende con perizia per l’amianto, come viene eseguita e cosa viene valutato

          La perizia per la valutazione della bonifica dell’amianto, quindi, si concentra sul comprendere il livello di degrado di quel manufatto, il numero di tecnici necessari per effettuare l’intervento, il tipo di intervento stesso che si rende necessario, le dimensioni espresse in metri quadri dei materiali da rimuovere o sostituire e le informazioni sulla messa in sicurezza dello stabile, indicando le aree di lavoro a maggior rischio ed i percorsi maggiormente esposti.

          Un esempio di Perizia asseverata è quella pubblicata sul sito dell’INAIL nella quale sono indicati i contenuti minimi richiesti e che va allegata ai progetti di bonifica dei Materiali Contenenti Amianto, abbreviati in MCA.

          Bonifica amianto aziende

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          A chi rivolgersi per l’analisi per verificare la presenza di amianto

          Lo svolgimento della perizia per l’analisi della bonifica dell’amianto da eseguire va affidata esclusivamente a ditte autorizzate, ovvero quelle iscritte all’Albo Nazionale Gestori Ambientali, in quanto in possesso dei requisiti previste dalla legge.

          Queste aziende hanno l’obbligo di redigere e presentare un piano di lavoro nel quale indicare i manufatti su cui intervenire e con quali procedure, specificando le attrezzature necessarie e il personale necessario per completare il lavoro.

          Per gli interventi di confinamento e incapsulamento è obbligatorio presentare una notifica nella quale riportare i dati essenziali relativi agli interventi.

          È necessario poi sottolineare come a determinare il prezzo della bonifica concorrano diversi fattori: il primo riguarda innanzitutto la grandezza del manufatto su cui lavorare, che incide anche sulla quantità di amianto che va rimosso o smaltito.

          Nel caso di isolamento o incapsulamento, invece, incidono i lavori necessari per mettere in sicurezza quel componente.

          Bisogna poi considerare il costo legato al numero di professionisti che deve intervenire, i costi di trasporto verso la discarica adibita e tutte le eventuali impalcature, attrezzature e mezzi necessari per portare a termine il lavoro.

          Mediamente per un manufatto di 200mq il prezzo per lo smaltimento si aggira intorno ai 12 € al metro quadro, mentre per costruzioni da 500mq il prezzo passa a circa 9€ al metro quadro.

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          Documenti che vengono consegnati dopo la perizia

          Al termine di una perizia per la valutazione della bonifica dell’amianto, al proprietario dell’immobile e a colui che ha una responsabilità su di esso vengono consegnati diversi documenti:

          • La documentazione di progetto o il rilievo schematico
          • La descrizione del tipo di intervento
          • La documentazione relativa alle normative vigenti con le indicazioni sulle procedure di smaltimento
          • Il documento contenente i dati dell’immobile e del committente
          • La tabella riassuntiva dei campioni analizzati
          • La documentazione fotografica dei punti di rilievo
          • Il risultato delle analisi condotte.
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          A cosa servono i documenti che vengono poi consegnati

          La segnalazione, la gestione e la rimozione dell’amianto determinano una responsabilità legale; la presenza delle ricevute della documentazione della perizia effettuata è, da una parte, una tutela per il proprietario dell’edificio e, dall’altra, uno strumento utile per comprendere il livello di rischio al quale si è esposti.

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          Per quali altre sostanze nocive può essere redatta la perizia

          Ovviamente non esiste solamente l’amianto e sono diverse le sostanze tossiche il cui contatto o inalazione può rivelarsi pericolosa per la salute dell’uomo e per l’ambiente circostante.

          Tra le principali sostanze per cui valutare una perizia rientrano il piombo, che può essere presente nelle vernici, i PAK, gli Idrocarburi Policiclici Aromatici o IPA, e i policlorobifenili o PCB.

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