Cosa dice la legge 626 sulla sicurezza dei lavoratori a rischio per contatto con l’amianto: quali sono i benefici previdenziali e contributivi in vigore?
Per anni si è impiegato l’amianto per svariate applicazioni industriali, per via delle capacità coibenti e fonoassorbenti di questo minerale unite alla versatilità ed al prezzo, molto vantaggioso rispetto ad altri materiali.
Si è continuato ad impiegarlo fino a quando non è stato bandito con la Legge n. 257/1992 in quanto pericoloso per la salute dell’uomo.
Ecco perché su quasi tutto il territorio italiano sono ancora presenti elementi come tetti, tubature e coibentazioni che contengono fibre di amianto, la cui pericolosità per la salute non è certo svanita, soprattutto nel momento in cui la compattezza del materiale è compromessa per usura o azione degli agenti atmosferici.
È bene ricordare che è ancora consentito l’uso indiretto di amianto o di materiali che lo contengono, detti MCA, acronimo di Materiali Contenenti Amianto.
- Cosa dice la legge 626 sulla sicurezza dei lavoratori a contatto con l’amianto
- Cosa fare in caso di esposizione
- Effetti sulla salute a lungo termine
- Sintomatologia
- Come viene effettuata la diagnosi e quali esami si fanno
- Terapie attualmente conosciute da poter seguire
- È necessario sporgere denuncia? Come procedere a livello legale?
- Agevolazioni o benefici previdenziali e contributivi esistenti per chi lavora a contatto con l’amianto
- Pensione e benefici sulla pensione per lavoratori esposti all’amianto
Indice contenuti
Cosa dice la legge 626 sulla sicurezza dei lavoratori a contatto con l’amianto
Che l’inalazione delle fibre di amianto provocasse effetti dannosi è noto fin dai primi del ’900.
Numerosi gli interventi giuridici influenzati dalle scoperte medico‐scientifiche:
- Tribunale di Torino, anno 1906, sentenza n°1997: viene evidenziato come l’inalazione delle particelle di amianto potrebbe pregiudicare le vie respiratorie fino a ledere i polmoni, favorendo così lo sviluppo e la propagazione della tubercolosi;
- Articolo 29 del regolamento per il T.U. della legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli: include la filatura e tessitura dell’amianto tra i lavori insalubri e pericolosi nei quali l‘impiego di queste due categorie è vietata o comunque sottoposta a speciali cautele;
- Legge 455/1943: l’asbestosi, malattia provocata da inalazione di amianto, viene inserita nel novero delle malattie professionali;
- D.P.R. n. 303 del 1956: recante la dicitura “norme generali per l’igiene del lavoro” stabilisce che il datore di lavoro, attuando le misure igieniche prescritte, deve ridurre o eliminare le polveri dannose nell’ambiente di lavoro. Impone inoltre periodiche visite mediche per i lavoratori che operano in settori a rischio per la salute ed introduce l’obbligo in capo al datore di lavoro di informare i dipendenti sui rischi dell’attività lavorativa;
- D.Lgs n. 277/1991: finalmente questo decreto introduce una disciplina più completa per quanto riguarda la lavorazione dell’amianto, rispetto alla concentrazione aerea delle fibre di amianto, sia da sola che in combinazione;
- Direttiva 91/659/CEE: viene posta una limitazione, quindi non un divieto assoluto, alla produzione di materiali contenenti amianto come potevano essere giocattoli, articoli per fumatori, pitture e vernici, filtri, rivestimenti di protezione, materiali isolanti o insonorizzanti a bassa densità, rivestimenti murali e pavimenti in plastica, prodotti tessili (tranne se trattati per evitare il rilascio di fibre) ecc…;
- Legge 1992 n. 257: detta norme per la dismissione dalla produzione e dal commercio, per la cessazione dell’estrazione, dell’importazione, dell’esportazione e dell’utilizzazione dell’amianto e dei prodotti che lo contengono, ma anche per la realizzazione di decontaminazione e bonifica nelle aree inquinate da amianto e per la ricerca di materiali sostitutivi. Una delle parti più significative è rappresentata dall’articolo 13, che stabilisce misure di integrazione salariale e pensionamento anticipato;
- Legge 626 del 1994: che approfondiremo tra poche righe.
Cosa fare in caso di esposizione
L’amianto, per le sue caratteristiche, è stato definito una killer silenzioso che negli anni ha continuato a contagiare un elevato numero di persone in seguito ad un’esposizione spesso anche avvenuta in maniera inconsapevole.
Proprio per questo motivo, se si sospetta l’esposizione a questo materiale, le linee guida per la prevenzione prevedono:
- Visite mediche;
- Esami spirometrici da svolgere ogni anno o al massimo ogni paio d’anni;
- Esami dell’espettorato;
- Test di diffusione alveolo-capillare;
- Radiografie del torace;
- Tomografia Assiale Computerizzata più conosciuta come TAC
Effetti sulla salute a lungo termine
L’amianto è costituito da fibre flessibili e leggere, incorruttibili e inestinguibili.
Le fibre sono aero-dispensabili, ciò significa che una volta inalate vanno a depositarsi negli alveoli polmonari, negli spazi intercellulari o nella pleura.
L’accumulo di queste sostanze determina uno stato infiammatorio che a lungo termine va a causare un ispessimento della parte che limita la funzione respiratoria.
Inoltre, come già accennato, l’asbestosi può persino rivelarsi la causa della comparsa di tumori polmonari, tumori pleurici e mesoteliomi che possono manifestarsi a distanza di oltre trent’anni dall’avvenuta esposizione all’amianto.
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Sintomatologia
La sintomatologia delle patologie legate all’esposizione all’amianto può comparire quindi dopo un periodo di anche 20 anni dall’esposizione.
Nelle asbestosi in genere si verificano sintomi come dispnea, inizialmente dopo uno sforzo e successivamente anche a riposo, tosse e dolore toracico.
Nel caso in cui la patologia fosse già degenerata, i sintomi potrebbero variare in relazione alla localizzazione precisa della massa tumorale, ai quali possono poi aggiungersi disturbi generalizzati.
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Come viene effettuata la diagnosi e quali esami si fanno
La diagnosi di asbestosi viene fatta da uno pneumologo, che si basa inizialmente sui sintomi comunicati dal malato stesso.
La diagnosi deve poi essere confermata da esami più accurati, quali radiografie e TAC del torace, che in questo caso evidenzieranno probabilmente una fibrosi polmonare.
È necessario poi valutare la funzionalità respiratoria con la spirometria, e tenere presente che questi esami andranno ripetuti a cadenza annuale per monitorare l’eventuale evoluzione della malattia.
Terapie attualmente conosciute da poter seguire
Per l’asbestosi non esiste una terapia specifica e definitiva, ma è possibile intervenire in varia maniera per alleviare la sintomatologia.
Si tratta infatti di una terapia a base di broncodilatatori, cortisonici e se necessario ossigeno-terapia; per prevenire l’aggravamento della patologia pleurica potrebbe inoltre risultare utile sottoporsi a vaccino antinfluenzale e anti-pneumococcico.
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È necessario sporgere denuncia? Come procedere a livello legale?
Una lunga esposizione alle fibre di amianto può determinare una malattia che si manifesta in maniera lenta e progressiva.
È possibile fare denuncia all’INAIL tramite apposito modulo compilato dal medico di base o dal medico di medicina preventiva entro cinque giorni dalla diagnosi.
La denuncia deve contenere:
- I dati del lavoratore;
- Il certificato medico da svolgere ogni anno o al massimo ogni paio d’anni;
- Il settore di lavoro;
- L’orario di lavoro
Le persone esposte hanno diritto a determinati benefici e al risarcimento danni. In altri termini è possibile ottenere il riconoscimento di malattia professionale della lista 1 dell’INAIL se si rientra nella presunzione legale secondo cui è sufficiente dimostrare la presenza di amianto sul luogo di lavoro.
Agevolazioni o benefici previdenziali e contributivi esistenti per chi lavora a contatto con l’amianto
La legge succitata prevede che per i lavoratori delle miniere o delle cave di amianto e per coloro che abbiano contratto malattie professionali a causa dell’esposizione all’amianto, si applichi una maggiorazione contributiva; il coefficiente 1,5 viene moltiplicato per il numero di settimane coperto da contribuzione obbligatoria ai fini del conseguimento delle prestazioni pensionistiche.
Inoltre, per i lavoratori esposti all’amianto per un periodo superiore a dieci anni, siano essi anche non continuativi, ai fini pensionistici è necessario moltiplicare il coefficiente 1,5 per l’intero periodo lavorativo soggetto all’assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali derivanti dall’esposizione all’amianto, gestita dall’INAIL.
In sintesi, pensionamento anticipato e aumento della prestazione pensionistica per coloro che sono già in pensione rappresentano le agevolazioni previste.
Gli incentivi vengono erogati mediante un’azione risarcitoria in capo al datore di lavoro e attraverso l’indennizzo Inail.
Per beneficiarne, in caso di contrazione di malattia il lavoratore deve dimostrare che:
- Questa rientri tra quelle indicate negli elenchi Inail;
- Durante lo svolgimento della prestazione sia stato effettivamente esposto a rischio;
L’indennizzo Inail serve a sostenere il lavoratore in caso di infortunio o malattia professionale, mentre al datore compete il risarcimento del danno procurato e dell’illecito.
In assenza di condanna penale è l’Inail a indennizzare l’assicurato, mentre il datore risponde solo se la somma erogata non copre totalmente il danno; se invece la somma erogata dovesse superare il risarcimento civile, il datore si considera completamente esonerato.
A sua volta l’Inail ha facoltà di fornire prova contraria dimostrando che l’infermità del lavoratore dipende da una causa non imputabile al lavoro svolto, oppure, che il lavoratore sia stato adibito ad una mansione non dannosa per la salute.
Un discorso specifico riguarda poi il danno biologico, vale a dire “la lesione all’integrità psicofisica della persona, indipendente dalla capacità di produrre reddito”.
L’azione volta al risarcimento del danno biologico veniva indirizzata al datore di lavoro, in quanto non coperto da assicurazione Inail, fino a quando col d.lgs. n. 38/2000 il legislatore ha ricompreso pure questo aspetto nella copertura Inail.
Pensione e benefici sulla pensione per lavoratori esposti all’amianto
Come precisato in apertura, l’uso indiretto di amianto o di materiali contenenti amianto è ancora consentito.
Le aziende che ne fanno uso, così come quelle che svolgono attività di smaltimento o di bonifica, sono obbligate della legge 257/1992 a redigere ogni anno una relazione tecnica da inviare alle regioni e alle usl con i dati relativi a:
- Tipi, quantitativi e caratteristiche dei materiali contenti amianto impiegati e dei rifiuti di amianto oggetto di bonifica e di smaltimento;
- Attività svolte e procedimenti applicati, lavoratori impiegati, carattere e durata delle attività sull’amianto;
- Misure adottate o in via di adozione per la tutela di lavoratori e ambiente
Ebbene, la maggior parte delle aziende elude tale debito informativo, che fornirebbe stime abbastanza attinenti su tipologie e quantità di materiali
contenti amianto ancora presenti nei luoghi di lavoro.
Eppure al datore di lavoro competono non pochi doveri, come previsto dalla succitata legge 626/1994:
- Accertare la presenza di amianto prima dell’inizio dei lavori;
- Predisporre un piano di lavoro prima dell’inizio dei lavori di demolizione o rimozione di amianto da edifici, strutture, apparecchi, impianti, mezzi di trasporto, che contenga le misure da adottare per garantire la salute dei lavoratori e la protezione dell’ambiente, che venga poi inviato all’organo di vigilanza 30 giorni prima dell’inizio dei lavori, con esclusione dei casi di urgenza; se la prescrizione operativa non viene rilasciata i lavori non possono essere eseguiti;
- Segnalare adeguatamente la zona soggetta a rischio amianto consentendone l’accesso solo agli addetti ai lavori;
- Garantire che la concentrazione delle polveri di amianto siano ridotte al minimo senza che superino il valore limite di 0,1 fibre per cm3 di aria,misurato come media ponderata su 8 ore lavorative;
- Fornire e predisporre i dispositivi di protezione individuale delle vie respiratorie con fattore di protezione idoneo;
- Prevedere un numero di lavoratori esposti alla polvere d’amianto il più basso possibile;
- In caso di superamento del limite previsto individuarne le cause, riportare l’esposizione al di sotto del valore e verificare l’efficacia delle misure adottate con una nuova misurazione dell’aria;
- Informare i lavoratori rispetto alla presenza del pericolo e consultare i loro rappresentanti in quanto i lavoratori esposti all’amianto devono essere soggetti alla sorveglianza sanitaria e annotati nelle cartelle sanitarie e di rischio tenute dal medico competente;
- Iscrivere nel registro di esposizione i lavoratori per i quali, nonostante le misure di contenimento, sia stata accertata un’esposizione superiore a quella prevista;
- Predisporre aree speciali che consentano ai lavoratori di mangiare e bere senza rischio di contaminazione;
- Predisporre impianti sanitari adeguati e provvisti di docce
Purtroppo, buona parte di questi obblighi non sono previsti nei casi di attività lavorative che comportano esposizioni sporadiche e/o di debole intensità all’amianto nonostante, come precisato in quest’articolo (Incapsulamento amianto: cos’è, vantaggi e rischi che ci sono) anche esposizioni brevi e fortuite possano determinare effetti nefasti sulla salute umana.
Ancora una volta emerge come la questione amianto vada trattata in maniera assolutamente professionale, avendo ripercussioni serie sull’ambiente e l’uomo, coinvolgendo personale e ditte specializzate, come quelle individuate da Costo Ristrutturazione Casa.
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