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QUANTO COSTA UN IMPIANTO ELETTRICO DI CASA
Il costo di un impianto elettrico di casa a norma di legge: info e preventivi
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È importante verificare cosa in realtà scatta: se si ha una dispersione è facile possa dipendere da un elettrodomestico, ed è possibile individuare quello incriminato inserendoli uno per volta, oppure facendo attenzione a quali erano accesi nel momento dello scatto.
Se invece si tratta di un corto circuito, la cosa è più complessa: potrebbe essere la resistenza di uno scaldabagno, o il motore di un elettrodomestico, o ancora l’impianto stesso.
Con un impianto elettrico recente le linee di luce e quella di forza sono separate, quindi è più facile circoscrivere dove cercare; altrimenti, è proprio il caso di rivolgerti ad un esperto!
E lo stesso dicasi quando è necessario rifare un impianto elettrico contestualmente alla ristrutturazione di una casa, oppure quando si abbisogna di mettere un impianto a norma.
Vediamo quindi le componenti che caratterizzano un impianto elettrico, i costi per il rifacimento dell’impianto che garantisce l’ elettricità in una casa, quali sono le tipologie di impianti realizzabili e cosa prescrive la normativa a riguardo.
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Indice contenuti
- Le caratteristiche di un impianto elettrico di casa
- Quanto costa rifare un impianto elettrico al mq
- Quando è necessario rifare un impianto elettrico
- Rifare un impianto elettrico: le varie soluzioni utilizzabili
- La normativa degli impianti elettrici
- A chi affidarsi per il rifacimento del proprio impianto elettrico di casa
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Le caratteristiche di un impianto elettrico di casa
Un impianto elettrico domestico cos’è? Com’è composto?
In base alla norma CEI 64-8, gli impianti elettrici possono essere di 3 livelli, a seconda delle prestazioni e del numero di circuiti terminali: il livello 1 è il “livello base” che prevede prestazioni minime; il 2 ha prestazioni maggiori e un maggiore numero di circuiti e prese; il livello 3 prevede addirittura funzioni domotiche.
La potenza di un impianto domestico va da un minimo di 3kW a un massimo di 6kW o più: fino a 75 mq è sufficiente una potenza minima, da 75 in poi meglio optare per potenze maggiori.
Un impianto elettrico è composto da:
- un gruppo di misura (contatore) posto esternamente all’abitazione, che conteggia il consumo di energia
- un quadro elettrico (centralino) che si trova nell’abitazione (e che deve prevedere il 15% di spazio libero, in modo da poter essere eventualmente ampliato)
- un montante, cioè un collegamento tra il contatore e il quadro elettrico
- un interruttore generale, capace di disattivare la corrente in caso di necessità
- gli interruttori differenziali (numero minimo 2)
- punti prese e punti luce
- interruttori magnetotermici (gergalmente “Stozze”): dispositivi di sicurezza in grado di interrompere il flusso di corrente elettrica in un circuito elettrico in caso di sovracorrente, causata ad esempio da un utilizzo dell’impianto elettrico oltre i suoi limiti ma non da sovraccarichi o corto circuiti
- interruttori per gestire i punti luce
- il sistema di messa a terra, volto a portare un elemento metallico al potenziale elettrico del terreno.
Il numero di punti presa separati e di punti luce dipende dal tipo di locale, dalla superficie e dalla tipologia di impianto: e infatti Per garantire la sicurezza, la norma CEI prevede un numero minimo, al fine di evitare prolunghe, adattatori e ciabatte, spesso fonti di pericolo.
Quanto costa rifare un impianto elettrico al mq
Se, come detto, il numero di punti luce e la tipologia di un impianto elettrico vanno adattati all’estensione dell’abitazione, è chiaro che anche il prezzo dell’impianto elettrico vari conseguentemente.
Dunque, se ci si chiede quanto costa rifare l’impianto elettrico, in considerazione del fatto che il costo a punto luce varia tra i 22,50 e i 50,00 €, si spenderanno:
Numero di punti luce | Ampiezza della casa in mq | Costo min/max impianto elettrico |
35 | 40 mq | Min 787,50 € | Max 1750 € |
60 | 75 mq | Min 1350 € | Max 3000 € |
80 | 100 mq | Min 1800 € | Max 4000 € |
105 | 120 mq | Min 2362,50 € | Max 5250 € |
120 | 150 mq | Min 3060 € | Max 6000 € |
Nel costo di un punto luce sono compresi la manodopera e i materiali necessari, mentre sono esclusi il montaggio di faretti, lampade, lampadari e luci al LED, gli accessori in questione (tra i quali le placche), il costo del quadro elettrico, e le opere di muratura.
Il preventivo “a punto luce” è un calcolo a forfait, consigliabile perché più semplice per il professionista ma anche per il committente.
Considera però che se il rifacimento dell’impianto elettrico è contestuale a una ristrutturazione completa dell’appartamento possono esserci degli sconti, e comunque alcune delle spese vengono ammortizzate.
Infatti, rifare un impianto elettrico richiede opere murarie come aprire e chiudere tracce a muro, a pavimento o soffitto, e ben un terzo del costo complessivo dell’impianto elettrico è ricompreso in questa voce.
Per questo motivo rifare o rinnovare l’impianto dell’energia elettrica e contestualmente approfittarne per una nuova ridistribuzione delle pareti permette di abbattere i prezzi dei due lavori singolarmente considerati.
È possibile però risparmiare su questi costi dal momento che la Legge di Stabilità prevede agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie: rifare l’ impianto elettrico rientra tra gli interventi di manutenzione straordinaria, pertanto sono previste:
- Detrazioni fiscali dal reddito irpef del 50% delle spese sostenute (per un importo massimo di 96.000,00 €)
- IVA agevolata al 10%, applicabile sia al costo del professionista che al costo per l’acquisto dei materiali.
Tuttavia, per poter beneficiare di tali agevolazioni bisognerà dimostrare tutte le spese sostenute e aver effettuato i pagamenti per mezzo di bonifici.
Per notizie dettagliate sull’argomento delle detrazioni fiscali 2023 vi rimando alla risorsa di guidafisco.
Attenzione: grazie alla nuova legge di bilancio, contestualmente ad altri interventi, si può arrivare anche ad una detrazione del 110%.Voglio informazioni e risparmiare grazie alle detrazioni fiscali VANTAGGIOSE
Quando è necessario rifare un impianto elettrico
Dunque, c’è bisogno di rifare un impianto elettrico quando:
- si vuole procedere al restauro di una casa vecchia
- quello preesistente risulti usurato dal tempo, dalla cattiva manutenzione o dall’umidità
- non siano rispettati i parametri previsti per legge
- si voglia salvaguardare l’ambiente con una maggiore efficienza energetica
- si desideri risparmiare sui consumi in bolletta
- si vogliano adottare per la propria casa soluzioni domotiche.
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Rifare un impianto elettrico: le varie soluzioni utilizzabili
Rifare un impianto elettrico prevede una prima fase progettuale, nella quale si determinano le soluzioni da adottare, in base alle esigenze del caso, e dunque alla superficie e distribuzione degli ambienti da servire, alla posizione e numero degli elettrodomestici, alla tipologia di impianto da adottare.
Rispetto a quest’ultima voce, un impianto elettrico può essere sostanzialmente di due tipi:
- Esterno: in questo caso non sono previsti interventi su muri e pavimenti, dal momento che i cavi elettrici vengono inseriti in canaline posizionate lungo le pareti. Certo, si tratta di un espediente meno elegante, ma in considerazione del fatto che il budget richiesto è decisamente più contenuto, ci si potrà armare di fantasia, trasformando gli elementi a vista in decori, tinteggiandoli di colore diverso rispetto ai muri oppure integrarli con lo stesso colore delle pareti, o ancora ricorrendo ad appositi zoccolini battiscopa passacavi o a pannelli passacavi
- Incassato: i costi sono più sostenuti per questo secondo intervento, ma il risultato è di gran lunga migliore dal punto di vista estetico, visto che i cavi scorrono all’interno dei muri o del pavimento.
L’impianto elettrico incassato prevede una serie di step:
- la tracciatura: vengono individuate “tracce” lungo le pareti, i pavimenti o il soffitto, per contenere i tubi
- la scanalatura: si scava in corrispondenza delle tracce
- la collocazione e muratura di cassette e scatole
- la posa dei tubi
- la risistemazione delle scanalature
- il passaggio dei cavi
- il collegamento degli apparecchi
- il cablaggio delle cassette di derivazione
- la verifica e il collaudo finale.
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La normativa degli impianti elettrici
Un impianto elettrico per essere considerato a norma deve possedere una serie di caratteristiche (ad alcune delle quali abbiamo già fatto cenno):
- salvavita: il dispositivo in grado di interrompere il flusso elettrico in caso di dispersione e folgorazione
- interruttori magnetotermici: assieme ai salvavita proteggono l’immobile in caso di cortocircuito o sovracorrente
- messa a terra
- cavi bilanciati sulla portata dell’impianto
- utenze differenziate all’interno del cavo elettrico
- cavi sistemati all’interno dei muri o contenuti in canaline, prese e interruttori fissati alle pareti e ricoperti da apposite placche
- prese installate a 30 cm dal pavimento (in cucina e in bagno a 110), e interruttori a 110 cm.
Affinché un sistema sia rispettoso della normativa degli impianti elettrici (ci riferiamo al decreto ministeriale 37/08) ogni singolo componente deve soddisfare le specifiche previste: per cui, ad esempio, se i cavi adoperati non sono sfilabili l’impianto tutto non è a norma.
Ecco perché la messa a norma può essere effettuata solo da un’azienda registrata alla camera di commercio e con competenze certificate, unica legittimata a rilasciare una “Dichiarazione di Conformità” (DICO), con la quale si attesta che l’impianto è stato realizzato secondo le norme previste, nel rispetto del progetto, utilizzando componenti e materiali idonei.
La dichiarazione di conformità obbligatoria viene rilasciata subito dopo il collaudo finale del sistema appena installato, ed è obbligatoria per costruzioni successive al 1990.
In mancanza di ciò, si può supplire con una dichiarazione di rispondenza dell’impianto elettrico.
L’uno o l’altro sono obbligatori anche in caso di vendita o fitto dell’immobile o di rilascio del certificato di abitabilità per le civili abitazioni, o di agibilità per i locali commerciali, o per la richiesta di allaccio di una nuova utenza.
Trattandosi di un obbligo, nel caso in cui, al momento della vendita dell’immobile, questo sia sprovvisto della documentazione in questione, è possibile rivalersi sul venditore.
Un escamotage potrebbe essere quello di farsi rilasciare da un elettricista una dichiarazione di conformità per un piccolo lavoro, facendosi inserire negli allegati facoltativi una certificazione di conformità dell’intero impianto.
A questo punto il prezzo della certificazione per l’impianto elettrico dopo verifica effettuata oscilla tra i 300 e i 500 euro: diverso il costo se, in seguito all’accertamento, le condizioni dell’impianto dovessero risultare fortemente compromesse.
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A chi affidarsi per il rifacimento del proprio impianto elettrico di casa
Oltre ad alcuni accorgimenti che abbiamo già individuato -rifare un impianto elettrico in concomitanza ad una ristrutturazione di casa o per lo meno ad un restyling che preveda lo spostamento/abbattimento di alcune pareti e/o il rifacimento dei pavimenti; utilizzare gli sgravi fiscali previsti- due sono le cose da fare per risparmiare:
- rivolgersi solo a personale competente: in caso contrario potrebbero esserci dei danni o dei malfunzionamenti che andrebbero poi successivamente risolti (con ulteriore dispendio economico), oltre al fatto che lavori non a norma non permettono di accedere alla diminuzione dell’irpef
- richiedere più preventivi e confrontarli: in questo modo sarà possibile individuare l’offerta migliore in relazione al rapporto fra qualità e prezzo.
E dunque cosa aspetti a contattare Costo Ristrutturazione Casa per farti approntare un calcolo di spesa per rifare l’impianto elettrico di casa?
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